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Adalberto Abbate "Tomato Therapy" |
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Adalberto Abbate "Tomato Therapy"
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Adalberto Abbate non realizza quadri o sculture.
Il suo è il folle progetto dei
visionari
e degli utopisti, quello che
portò Sant'Elia
a immaginare intere città futuristiche
piene
zeppe di ponti, sopraelevate
e immense cattedrali
moderne, è quello del Christo
impacchettatore
di isole o dell'Oldenburg che
rompe i rapporti
di scala del reale, è il sogno
dell'adolescente
Keith Haring, che immaginò di
invadere New
York e il mondo intero coi suoi
buffi omini
stilizzati, o quello dei santi
e dei profeti
sognatori di mondi immaginari
e irrealizzabili.
Alla base del progetto di Adalberto
c'è l'idea
di trasformare lo spazio, dunque,
per metafora,
il mondo.
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Adalberto Abbate "Tomato Therapy"
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Adalberto crea universi e mondi paralleli,
come H.G. Wells o Arthur Clarke o Philip
K. Dick, costringendo la realtà in cui siamo
abituati a vivere a modificarsi e a piegarsi
ad altre regole, ad altre dinamiche e ad
altri parametri rispetto a quelli su cui
s'è fondata finora. Il sogno di Adalberto
è un mix di scultura, pittura, musica e installazione;
è il sogno dell'opera d'arte totale rincorsa
e sognata da intere generazioni d'artisti
da due secoli in qua, è l'utopia del passaggio
attraverso lo specchio a cui da sempre sono
fedeli i bambini, i folli e i sognatori,
il varco attraverso cui raggiungere una realtà
parallela. Ma la sua realtà non è lontana
nel tempo, è qui ed ora, è un paradiso artificiale
qui in terra da toccare e sentire, da gustare
e da ascoltare, è il sogno di un mondo fuori
scala, un mondo lillipuziano retto dalla
logica frattale del caos che regola e impera
secondo coordinate proprie e incidentali,
è un universo paradossale e fortemente simbolico
dal sapore patafisico e dadaista, la scienza
delle soluzioni immaginarie raccontata attraverso
la chiave semplice e popolare dell'icona
e del simbolo della società di massa. |
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Adalberto Abbate "Tomato Therapy" |
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Adalberto Abbate "Beachs, Bichs and
busters"
foto elettrica |
Adalberto progetta mondi e universi, mescolando
i linguaggi e le suggestioni dell'arte pop
e del gergo iconico "popolare"
nel suo senso più ampio, dai meccanismi dei
kit di montaggio per modellini al linguaggio
segnico della cartellonistica stradale o
antiinfortunistica fino alla manualistica
degli elettrodomestici casalinghi.
Adalberto progetta mondi, situazioni, strani
teatrini della meraviglia e dell'assurdo
il cui fondamento è basato sulla tensione,
sul gioco e sull'inquietudine, dove la violenza
e il paradosso non sono più, come nel thriller
di scuola borghese, il momento di rottura
dell'ordine esistente, ma sono la regola
del caos quotidiano, quello che fatalmente
regge i rapporti di forza tra gli uomini,
buñuelianamente sbalzati fuori dal quotidiano
per simboleggiare e mettere alla berlina
proprio ciò che tutti noi, ogni giorno, ipocritamente
viviamo e contribuiamo a creare: un mondo
retto da regole che fingiamo di rispettare
e di riconoscere ma che costantemente, con
la nostra condotta, con il nostro pensiero
e con le nostre parole regolarmente e consapevolmente
disconosciamo e smentiamo.
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Adalberto Abbate "Javier y Pedro"
cm. 50 x 50 x 15, 2002
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Adalberto Abbate "Man sleeps...woman
drives" |
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