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Cristiana Ricci "L'OVE"
2005, tecnica mista su carta Fabriano liscia
cm 33 x 24
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Cristiana Ricci "MERCY"
2005, tecnica mista su carta
Fabriano liscia
cm 33 x 24
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Cristiana Ricci "THE WHITER WHITE. WHITHER?"
2005, tecnica mista su carta Fabriano ruvida,
cm 33 x 24
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Questo nuovo lavoro di Cristiana Ricci, Bratz/Crazy
World, costituisce una svolta nel percorso
dell'artista, così come lo abbiamo seguito
fino ad ora. Eppure vi sono presenti, come
in un fil rouge, tutti i temi, le icone e
i personaggi che caratterizzavano il suo
lavoro precedente. Il tutto si è come alleggerito,
assumendo le forme spensierate e rassicuranti
della fiaba pop, del fumetto, laddove precedentemente
erano piuttosto i toni inquietanti dell'incubo
a prevalere.
Anche la scelta del supporto cartaceo e del
mezzo (mixed media che va dall'acquerello
ai pastelli, dalla penna al pennarello, fino
ai coriandoli di ritagli di giornale), comunica
un senso di leggerezza. E occorre quasi uno
sforzo per notare, al di là di questa atmosfera
fiabesca dai colori accattivanti, i moltissimi
segnali profondamente inquietanti che invece
attraversano questi lavori, quasi un controcanto
che, sistematicamente, demolisce tutte le
certezze e tutte le sensazioni rassicuranti.
Così, non appena riusciamo a scartare la
carta stagnola colorata e luccicante con
cui la Ricci ha avvolto il suo cioccolatino,
ci rendiamo conto che quel cioccolatino potrebbe
essere avvelenato. E questa mi sembra già
una perfetta metafora del nostro mondo occidentale
e tecnologicamente avanzato, della nostra
civiltà così fiera dei suoi traguardi e del
suo progresso, del conquistato benessere,
eppure così pervasa da un senso di pericolo,
di angoscia e di smarrimento di senso. Dio,
la famiglia, le certezze affettive ci sono
crollate intorno a poco a poco, e l'immagine
del mondo e della natura, ormai priva di
qualunque incanto non ci appare certo più
amica. Perduta ormai l'innocenza (l'orsacchiotto
di peluche spesso appare legato o perfino
pugnalato), dobbiamo assistere senza il conforto
di alcuna mitologia o religione alla crudele
indifferenza della natura, sopravvivere senza
alcuna certezza o speranza neppure nell'amore,
che comunque non offre alcuna garanzia di
stabilità. Bombardati da troppa informazione,
sappiamo tutto quello che succede nel mondo,
eppure cresce il senso di impotenza, che
si trasforma pian piano in cinica indifferenza..
Il segno nervoso e "scarabocchiato",
il writing che fa da sfondo e talvolta si
sovrappone al disegno, la composizione improntata
indubbiamente ad un dinamismo barocco, costituiscono
tutti elementi che descrivono efficacemente
un mondo complesso, complicato, caotico.
Ma anche un mondo in rovina, invaso da rifiuti
di ogni genere e percorso da crepe e spaccature,
anche se le dolls che lo abitano vestono
bene e alla moda, circondasi di accessori
raffinati.
Tra l'altro, ed è giusto una curiosità che
non sfugge visitando lo studio della Ricci,
la maggior parte dei mobili, degli accessori,
degli interni e degli scenari che appaiono
in questi lavori sono stati costruiti in
miniatura dalla stessa artista, utilizzando
ogni genere di materiale di riciclo e sono
davvero deliziosi,
Complessa è anche la rete di spunti da cui
attinge Cristiana Ricci, da cui emerge la
sua fantasia visionaria e non di rado ironica
e dissacrante; molte delle sue icone (una
per tutte, il soggetto vegetale che a volte
è un'aggressiva pianta carnivora, altre volte
un tenero germoglio, altre ancora una rosa),
vengono declinate in molteplici sfaccettature
che sembrano rivelarne la natura profondamente
simbolica e carica di quell'intrinseca ambiguità
di cui il simbolo ha bisogno per poter alludere
ad un mysterion. "Il simbolo, infatti,
- scrive Umberto Galimberti - comporta la
messa in crisi e la distruzione dei rapporti
che prima erano consueti e familiari, e che,
dopo l'apparizione del simbolo, diventano
inquietanti e non più sicuri"
E qui c'è uno snodo importante del lavoro
della Ricci in generale e di questo in particolare,
laddove possiamo coglierne, al di là delle
apparenze, la distanza dal tipico sentire
postmoderno dove il segno rimanda a sé stesso,
dove l'icona è una citazione intercambiabile,
piatta, simulacro che non rinvia a nient'altro.
Qui, al contrario, c'è e si avverte un mistero,
si disseminano indizi, allusioni, come tante
tessere di un puzzle che non potrà mai essere
ricomposto interamente, ma che può essere
scandagliato da diversi punti di vista. I
grandi occhi delle sue dolls, intensi e pensosi,
sembrano aperti proprio su questo mistero
e ci suggeriscono che anche noi, come il
protagonista di Solaris di Stanislaw Lem
"non sappiamo cosa dobbiamo aspettarci
ma persistiamo, nonostante tutto, nella fede
che l'epoca dei miracoli crudeli non sia
trascorsa".
Teresa Zaccaro
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Cristiana Ricci
"IL MONDO IN SCATOLA"
2005, tecnica mista su carta
Fabriano liscia,
cm. 33 x 24
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Cristiana Ricci "ROARR!"
2005, tecnica mista su carta Fabriano liscia,
cm 33 x 24
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Cristiana Ricci "LA MUSICA 3"
2005, tecnica mista su carta
liscia, cm 33
x 24
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Cristiana Ricci "CONVERSAZIONE PRIMAVERILE CON
LA MORTE"
2005, tecnica mista su carta
liscia, cm 33
x 24
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