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Marco Verrelli "Night Affairs"
olio su tela cm. 80 x 120 |
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Marco Verrelli "Primo orizzonte"
olio su tela cm. 100 x 100 |
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Marco Verrelli "Roma Nord"
olio su tela cm. 90 x 90
collezione privata
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La pittura di Marco Verrelli,
nella sua raffinata
e rigorosa stesura, sembra nascere
per rappresentare
le forme e la materia di un mondo
parallelo,
le molte realtà di una dimensione
alternativa
dove tutto è stato sostituito
e dove la natura
appare ricostruita in modo assolutamente
artificiale. (…)
L'artista coglie dunque con grande
perspicacia
il senso di spaesamento che può
segnare il
nostro rapporto con le macchine
più complesse
e con le architetture più avanzate,
il dialogo
silenzioso e mesto tra le luci
della sera
e le strutture più gelide e avveniristiche,
il desiderio irrealizzabile di
un ritorno
impossibile ad una perduta purezza
originaria.
Verrelli, come un nuovo pittore
di "capricci",
o come il Philip Dick di Ma gli
androidi
sognano pecore elettriche?, scopre
così lo
spleen di questo pianeta tecnologico,
descrive
la caducità che circonda una
terra dove l'umanità,
ormai "antiquata",
è destinata
ad un irrimediabile esilio, afferra
gli estremi
attimi di grandezza vissuti da
un mondo sintetico,
gli ultimi splendori che precedono
la ruggine,
la decadenza e la "palta",
per
celebrare con la lucente qualità
della sua
pittura l'effimera grandezza
del nuovo mondo
artificiale.
Lorenzo Canova
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Marco Verrelli "Levante"
olio su tela cm. 70 x 100
collezione privata
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Marco Verrelli "Sunadance"
olio su tela cm. 100 x 70 |
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Marco Verrelli "Couchant"
olio su tela cm. 70 x 100
collezione Piziarte |
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Marco Verrelli "La memoire"
olio su tela cm. 70 x 100
collezione privata |
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Marco Verrelli "Summertime"
olio su tela cm. 40 x 40
Collezione Piziarte |
Marco Verrelli, pittore d'immagine,
irriducibilmente,
ha sempre avvertito il fascino
del vero;
sempre è stato coinvolto dalla
"pelle
delle cose", senza per questo
restare
imprigionato in una dimensione
realista,
ma anzi testimoniando un'attitudine
di disagio
nei confronti della realtà contemporanea.
Ma anche il linguaggio - che
Verrelli adotta
spesso - di accanita competizione
con il
vero di natura, di acribia precisionista,
alla ricerca di un vero più vero
del vero,
supera l'ambito realista, approdando
ad esiti
spiazzanti di una realtà altra,
artificiale
e astratta; una sorta di clone
geneticamente
modificato del vero di natura:
clone impeccabile
e raggelato.
Ecco, insomma - esito ben noto
- l'esasperazione
dell'esattezza diventare via
di accesso al
Surrealismo, cui difatti Verrelli
guarda
con molto interesse, specie nell'accezione
magrittiana.
Gran parte dei dipinti dell'artista
romano
prescindono dalla figura umana.
E anche quando
egli vi si applica, giungendo
a farne magari
il soggetto principale del quadro,
si tratta
di figure isolate, chiuse in
sé stesse, assorte
nei propri pensieri. Per non
dire dei personaggi
serrati in automobili incolonnate
nella notte
o dei solitari viaggiatori che
si intravedono,
o si immaginano, nei tram illuminati
che
si aggirano nella città silenziosa
e addormentata
che equivalgono ad altrettante
professioni
di incomunicabilità. (…)
Carlo Fabrizio Carli
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