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Paolo Schmidlin " Madame x " 1997
terracotta policroma, grandezza
naturale |
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Paolo Schmidlin " Gloria " 1999
terracotta policroma, grandezza
naturale |
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Paolo Schmidlin " Serial Joan "
2000
terracotta policroma, grandezza
naturale |
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Paolo Schmidlin " Giochi proibiti "
1999
terracotta policroma, grandezza
naturale |
Le silenziose vestali della società dello
spettacolo
Seduzione e morte. Si gioca tutto
tra questi
due estremi il lavoro di Paolo
Schmidlin,
scultore eccentrico e raffinatissimo,
quasi
maniacale nella cura del più
piccolo e solo
apparentemente insignificante
dettaglio o
difetto anatomico - una macchia
sulla pelle,
un eritema, una ruga, la linea
d’un bitorzolo
o di una smagliatura - senza
mai cadere nella
banale tautologia del più vieto
realismo,
e men che meno in quella un po’
ammiccante
e furba dell’iperrealismo. Quella
di Schmidlin
è una folle rincorsa dell’arte
contro il
potere di disfacimento del tempo
e dell’incombere
della morte, e allo stesso tempo
un irriverente
gioco a rimpiattino con i miti
della bellezza
e della giovinezza e con il culto
un po’
perverso delle terapie estetico
- chirurgiche
volte a sottrarre l’uomo - e
soprattutto
la donna – all’incedere degli
anni, è una
danse macabre spietata e irriverente
volta
a spogliare lo star system della
sua folle
utopia di volare oltre - e fatalmente
contro
- le leggi di natura.
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Paolo Schmidlin " Angelo " 1999
terracotta policroma, grandezza
naturale |
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Paolo Schmidlin " Emottisi " 1996
terracotta policroma, grandezza
naturale |
Eternamente giocato sull’ambiguità (ambiguità
sessuale – "non a caso",
dice l'artista,
"amo molto i trans, con
il loro voler
sfidare a tutti i costi il destino:
in loro
c'è qualcosa di tragico e sublime"
-
ma anche quell'ambiguità che
nasce dalla
mescolanza tra bellezza naturale
e artificiale,
tra giovinezza e vecchiaia, tra
vitalità
e decadimento, tra erotismo e
malinconia,
tra divertimento e tragicità),
il lavoro
di Schmidlin è una sfida ai canoni
della
bellezza imposti dal sistema
della moda e
dall'industria della cosmesi
- quell'industria
che, coi suoi modelli standardizzati
e preconfezionati,
produce quotidianamente quei
personaggi pirandelliani
in bilico tra disfacimento fisico
e artificial
beauty – "donne", come
le definisce
l'artista, "ancora belle
che camminano
sul baratro della vecchiaia"
- che costituiscono
ormai la riserva di caccia, il
bacino prediletto
di immagini e memorie da cui
l’artista trae
spunto per creare il suo strano
universo
di comparse e di fantasmi strappati
per sempre
alla caducità del tempo e della
storia, quella
sorta di strana e bizzarra freack
gallery,
quell’inquietante e privato museo
delle cere
e degli orrori, dove non c’è
spazio per la
caricatura ma solo per la tenerezza,
per
la pietas, per la malinconica
presa d’atto
di quella farsa tragica e grottesca
che è
la vita, con tutto il suo contorno
di debolezze
e vanità, di ambizioni frustrate
e aspirazioni
mancate, di ridicole mascherate
e drammatiche
cadute. Nella sua foga certosina
e minuziosa
di testimoniare insieme la bellezza
e il
disfacimento, il fascino della
giovinezza
e l’incombere lento ma inesorabile
del tempo,
c’è in Schmidlin una disperata
volontà di
esorcizzare il proprio terrore
della morte
e la consapevolezza di esserne
egli stesso
testimone e complice, c’è la
certezza di
non poterglisi sottrarre e il
tentativo di
fermarne, nonostante tutto, l’ineluttabile
incedere - e non sarà un caso
che l’artista
ammetta esplicitamente di associare
alla
bellezza un vago senso di morte:
"non
mi interessa", dice, "la
bellezza
da passerella televisiva, ma
quella che racchiude
in sé un'ombra di transitorietà,
come il
presagio di un disfacimento".
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Paolo Schmidlin " Tenebre " 1993
terracotta policroma, grandezza
naturale |
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Paolo Schmidlin " Trans 4: Ivana "
2001
terracotta policroma, grandezza
naturale |
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