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Giorgia Beltrami l'identità perduta 'il confine
02'
dittico 30x60
grafite e pastello su tavola
trattata 2003 |
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Giorgia Beltrami l'identità perduta 'il confine
04'
dittico 30x60 grafite su tavola trattata
2003
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Giorgia Beltrami l'identità perduta 'il confine 03'
dittico 30x60 grafite e pastello
su tavola
trattata 2003 |
Campagne ridisegnate da cantieri edili, paesi
che mutano la loro morfologia secolare nel
giro di pochi anni, regioni un tempo agricole
ora prevalentemente industriali. Oggi più
di ieri il paesaggio esteriorizza il presente
nella sua incontrollabile fenomenologia.
Quello che era ieri, oggi sembra un altro
mondo perché il cambiare incessante delle
cose a ritmi vertiginosi muta la pelle di
cui siamo fatti. I luoghi della nostra infanzia
non sono più gli stessi, ci appaiono come
altri territori appartenenti ad un mondo
che stentiamo a volte a riconoscere come
nostro. La tecnologia ci ha abituato a vedere
invecchiare le cose precocemente: l’innovazione
di ieri è già stata ampiamente sorpassata
da nuove continue scoperte. Le persone stesse
mutano con la medesima rapidità degli eventi.
Noi non siamo più quello che eravamo solo
qualche anno fa. Se l’effetto di un sistema
basato sul cambiamento continuo ci disorienta
e mina le nostre certezze - chi sono io,
o gli altri che mi circondano, davanti a
un mondo che sposta confini, culture, ricchezze
come se fosse un giocatore di scacchi - ,
il vedere che i cambiamenti esterni non coincidono
con i nostri mutamenti interiori provoca
una defaillance nella storia di oggi.
Di questa metamorfosi del corpo
sociale si
occupa Giorgia Beltrami, artista
agli esordi
ma già con una sua evidente maturità
introspettiva.
In linea con le ricerche della
giovane arte
internazionale, Beltrami non
sceglie l’edonismo
estetico o l’autoreferenzialità
di una certa
pratica artistica - la bella
pittura, il
virtuosismo tout court, il soggettivismo
- , preferisce invece rivolgersi
verso la
materia dell’esistente (la vita)
e relazionarsi
con quelle problematiche esistenziali
che
toccano il pubblico sentire.
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Giorgia Beltrami l'identità perduta 'il confine
05'
dittico 30x60 grafite su tavola
trattata
2003
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Giorgia Beltrami l'identità perduta 'trame'
dittico 30x60 grafite su tavola
trattata
2003 |
Come ha scritto recentemente Achille Bonito
Oliva a proposito dell’interesse
riesploso
nell’arte per le problematiche
metropolitane:
"Bisogna che l’arte inventi
nuovi modelli
a fronte di un progresso che
sfugge alla
storia ... L’artista si fa portatore
di piccole
utopie formalizzando attraverso
le proprie
opere ansietà collettive, emergenze
sociali,
a cui certamente non è possibile
dare risposta
ma su cui è necessario riflettere".
In queste parole si rintraccia
il senso dell’operato
di Giorgia Beltrami, il suo raffigurare
frammenti
di una microrealtà - il suo paesaggio
natale,
i famigliari e i conoscenti,
la loro storia
- da utilizzare come modello
di riflessione
di un fenomeno generale su vasta
scala che
tocca chiunque. Dall’accostamento
concettuale
tra storia del passato e realtà
del presente,
l’artista crea una continuità
simbolica tra
due diverse identità umane, l’uomo
nel passaggio
da un universo contadino ad un
mondo industriale
e l’uomo dell’era post-moderna,
soggiagato
dalla virtualità del villaggio
globale e
della scienza che tutto rende
possibile.
I sorrisi e le pose delle donne
degli anni
del dopoguerra possiedono una
struggente
dolcezza di cui non rimane traccia
nelle
pose seducenti e aggressive delle
top-model
della carta stampata. |
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Giorgia Beltrami l'identità perduta 'il confine
06'
dittico 30x60 grafite e pastello
su tavola
trattata 2003
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