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Uccio Biondi "FRAGILENERO"2005
Tecnica Mista cm 100x100 (pigm.,
carbonc.,
past., acril., plastica, carta,
vinavil su
tela) |
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Uccio Biondi "SMACCCCK!"2005
Tecnica Mista
cm 100x100. (pigm., matite, carte,
plast.,
acril., vinavil su tela) |
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Uccio Biondi "VELLUTO BLU!"2005
Tecnica Mista
cm 100x100. (pigm., matite, plast.,
acril.,
vinavil su tela) |
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Uccio Biondi "CALDO FREDDO!"2003
Tecnica Mista
cm 100x100. (pigm., matite, carte,
plast.,
acril., vinavil su tela) |
La pittura come forma dell'anarchismo
alternativa
al sistema del tutto uguale
Se si dovessero prendere alla
lettera gli
inequivocabili segnali che giungono
dal cosiddetto
sistema dell'arte, un giovane
che si appresti
a scegliere il mezzo d'espressione
più indicato
per raggiungere rapidamente fama
e consenso,
bisognerebbe dire di lascia perdere
la pittura.
Altre infatti sono le strade
predilette dalla
contemporaneità, e non soltanto
una questione
di linguaggio, poichè anche i
temi ricorrenti
sono più o meno sempre gli stessi.
Pur non
mettendo in discussione nè la
sincerità nè
la buona fede di nessuno, si
registra oggi
uno strisciante conformismo che
passa perfino
nelle problematiche più calde
ed urgenti,
come il rapporto tra arte e sociale,
la descrizione
di quotidianità emarginate, lo
spirito di
rivincita degli strati deboli,
la rabbia
montante rispetto ai sempre più
evidenti
squilibri che governano il pianeta.
Per affrontare
tali nodi i mezzi più adatti
appaiono il
video, il cinema, la fotografia,
scelti per
la loro grana sporca e per l'immediatezza
che si traducono nella possibilità
di catturare
l'istante cronachistico, "in
presa diretta",
senza frapporvi ulteriori distanze.
La verità è che il desiderio
di essere parte
di un sistema incide in maniera
decisiva
sulla costruzione dell'opera
e che a pochi,
quasi a nessuno, interessa autoescludersi
per il piacere masochistico di
sostenere
(op)posizioni contrastanti. Tale
atteggiamento
si è andato vieppiù radicalizzando
nell'invenzione
del sistema globale della cultura
e della
visione, che ha reso possibile
l'accrescimento
smisurato di proposte molto simili
tra loro,
rintracciabili in qualsiasi parte
del mondo;
ma anche il ripristino del concetto
del locale
in alternativa appunto al globale
non riesce
ad allontanarmi dall'idea che,
comunque,
il cosidetto nuovo genius loci
risponda a
regole di comunicazione e di
potere piuttosto
precisi.
Poichè il sistema dell'arte risulta
comunque
imperniato sul modello occidentale,
anche
le eventuali sacche di resistenza
guardano
con una punta di compiacenza
alla possibilità
di ingresso nel ristretto alveo
di qeulli
che contano. Si dice spesso,
con un eccesso
di superficialità, che l'arte
italiana stà
ai margini, nella periferia del
regno, e
che altri sono i territori decisivi
per il
consenso universale. In America,
se non esponi
in un'importante galleria newyorkese
non
sei nessuno, ed altrettanto si
verifica in
Inghilterra, dove fa fede un
ristretto giro
di spazi londinesi. Essendo invece
un sistema
locale, anzi parcellizzato in
mille piccoli
nuclei, l'Italia può sfruttare
l'atipico
vantaggio di una complessa rete
di piccoli
siti importanti quanto avulsi
dalla centralità.
Da noi si può fare arte molto
significativa
nelle grandi città e nei paesini,
nelle province
industrializzate della neo-modernità
e nei
territori che risultano ancora
influenzati
dall'antico della storia.
In un contesto del genere si
inserisce il
lavoro di Uccio Biondi, artista
attivo nel
sud Italia da circa trent'anni,
mai definitivamente
di moda ma, forse proprio per
questo, autore
di opere vitali e sempre in via
di rinnovamento
che di fatto "resistono"
senza
subire l'invecchiamento. Come
molti della
sua generazione (è nato nel 1947
e ha cominciato
a esporre nei primi anni settanta)
Biondi
proviene dall'ampio bacino della
pittura
informale, con soggetti e soluzioni
che,
almeno agli inizi, ricordavano
sia Burri
che Afro, sia Morlotti che Vedova,
anche
se i suoi quadri propongono da
sempre la
persistenza di tonalità calde
e mediterranee,
magari tipiche di uno sguardo
meridionale
abituato all'ampiezza degli spazi
e a luci
tanto particolari quanto introvabili
altrove.
Secondo punto di partenza sta
nel contatto
dialettico tra il vecchio mondo
della pittura
d'azione e il nuovo (un nuovo
immerso nel
mondo, nella società del tempo,
talora addirittura
cronachistico) rappresentato
dalla Pop Art;
e infatti Biondi guarda allo
stadio germinale
di questa fusione inglobando
nella propria
poetica lo stile dei Combine
Paintings di
Robert Rauschenberg e la costruzione
stratificata
dei lavori di Peter Blake realizzati
negli
anni cinquanta, ai tempi dell'ICA.
Detto così, potrebbe essere un
non infrequente
caso di artista anacronistico
e "provinciale",
ma invece Uccio Biondi sa ribaltare
completamente
tale giudizio perché ci si accorge
ben presto
di quanto la sua pittura sia
intrisa di intellettualità.
Poeta, critico, cinéphile, uomo
di teatro
e già impegnato in politica,
Biondi crede
nel valore assoluto della cultura
e tenta
di restituirle quella centralità
che i tempi
hanno subordinato al successo
e al consenso.
Fa suo il paradigma gramsciano
(un riferimento
così desueto nella critica attuale)
per cui
il sapere ha un ricasco immediato
e indispensabile
sul grado di civilizzazione dell'uomo,
e
concepisce così il dipingere
come la migliore
occasione di relazione tra cose
diverse.
Influenzato dall'idea di avanguardia
permanente,
dal paroliberismo alla poesia
visiva, dal
rifiuto della figurazione "in
toto"
a quello di un'immediatezza troppo
pop, Biondi
costruisce i suoi quadri come
"occasioni",
momenti in cui l'arte in senso
stretto e
la cultura nella sua complessità
si incontrano
e si verificano sul piano delle
idee, dando
luogo a un plot visivo individuale
di indubbio
spessore e di certa originalità
non conformista.
La produzione recente di Uccio
Biondi a Firenze
è nel segno di Leo Ferré, indimenticabile
cantore dell'Anarchia, punto
di riferimento
per le coscienze critiche e non
allineate
che quotidianamente si interrogano,
ma non
si perdono, di fronte al disastro
politico
e istituzionale nell'Italia di
oggi. Non
a caso i suoi quadri recenti
risultano dominati
dal rosso e dal nero e, nei titoli
come nelle
parole sparse all'interno della
superficie
dipinta, richiamano un mondo
che solo gli
ingenui e gli sprovveduti ritengono
finito.
C'è indubbiamente un che di romantico
nella
modalità usata da Biondi, in
quel riemergere
di vecchi e cari fantasmi che
non abbandona
mai la sua mano spingendola al
limite della
commozione, comunque alla ricerca
di empatia:
la ricorrente immersione di un
concetto universale
dentro un particolarismo biografico
che muove
dalla conoscenza del proprio
vivere quotidiano;
la coesistenza di più piani pittorici
attraversati
da un senso di precarietà subito
visibile
(lo scotch da pacchi con su scritto
Fragile)
oppure mimetizzata (il frequente
ricorso
alla calligrafia personale, corsiva
e diaristica)
a confondere ulteriormente il
piano dell'immagine
con quello della poesia. Biondi
si serve
di stili molto diversi e li può
utilizzare
comunque nella stessa opera:
una pittura
a campiture larghe, tendenti
alla monocromia,
e immagini ben definite, persino
dal taglio
fotografico; una gestualità non
scevra dall'improvvisazione
e il ritmo preordinato della
ripetizione
seriale. Comune denominatore
dei suoi nuovi
lavori è il corpo: una fisicità
che può assumere
fisionomie ancestrali, materne,
luogo di
ossessione privata del poeta/artista
desiderante,
per poi immergersi nella fruizione
collettiva
del corpo così come viene trasmessa
dalle
icone pubbliche del cinema (numerose
citazioni
che vanno dai suoi film e attori
di culto,
dall'Anna Karina di Godard alla
giovanissima
Liv Tyler di Bertolucci), della
televisione,
della pubblicità.
Nel tentativo di rintracciare
un filo rosso
(o nero, in onore all'Anarchia)
nell'intero
percorso del nostro artista scopriamo
un
incessante bisogno di libertà
e questa cosa
non può che far bene. A lui che
dipinge,
a noi che guardiamo. Non sarà
forse l'ultima
moda, ma vi posso assicurare
che in fondo
ci si sente assai meglio così.
Luca Beatrice
dal catalogo "La Stanza del Cuore" realizzato in occasione della mostra
personale al Centro d'Arte Spaziotempo Firenze
- 10 ottobre / 9 novembre 2002
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Uccio Biondi "V"2002
Tecnica Mista
cm 100x100. (pigm., carte, acril.,
veline,
past., vinavil su tela) |
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Uccio Biondi " MI SONO REGALATO UN SORRISO"2003
Tecnica Mista
cm 100x100. (pigm., past., carte,
matite,
acril., vinavil su tela) |
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Uccio Biondi " PER UN RESPIRO IN PIU'"2004
Tecnica Mista
cm 100x100. (pigm., past., carte,
matite,
acril., plast., vinavil su tela) |
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Uccio Biondi " FILM A TOPPE" 2005
Tecnica Mista
cm 110x110. (pigm., carte, plast.,
matite,
past., acril., vinavil su tela) |
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