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Maria Cristina Della Berta
"Attesa" 2003
olio su tavola cm. 101 x 40 |
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Maria Cristina Della Berta
"Attraversando la notte" 2003
olio su tavola cm. 100 x 80 |
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Maria Cristina Della Berta
"Brividi" 2004
olio su tavola cm. 80 x 60
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SILENZI E SEGRETI
Che il concetto di "realtà
giovanile"
sia ormai diventato, nella società
occidentale,
un topos su cui lavorare e da
analizzare
nelle sue mille diverse componenti
è ormai
un dato di fatto difficilmente
confutabile.
Negli ultimi anni, parallelamente
a una riflessione
sui territori assai poco esplorati
dell'infanzia,
un filone tanto vasto quanto
poco omogeneo
dell'arte europea e americana
ha però cominciato
a riflettere sulle diverse sfaccettature
della realtà adolescenziale,
vuoi con il
mezzo fotografico ( penso, naturalmente,
agli scatti desolanti e seducenti
di un Larry
Clark, ma anche a quelli teatralmente
più
posati di Sarah Jones o di Annah
Starkey),
vuoi con il mezzo pittorico (
ben presente
in Europa, attraverso le pennellate
di una
Niky Hobermann o di una Chantal
Joffe, e,
in Italia, quelle più definite
di Valentina
D'Amaro), e perfino con quello
scultoreo,
decisamente meno alla moda, e
forse per questo
ancora più sorprendente e seducente
( e il
pensiero va in questo caso alle
forme slanciate,
tra il liberty e il pop, di un
Paolo Cassarà).
Cristina Della Berta si inserisce
naturalmente,
e, con molta forza e originalità,
in questo
filone, proponendo una visione
del tutto
nuova e assai poco italiana della
questione.
I suoi pesonaggi, quasi sempre
femminili,
quasi sempre alla soglia o sul
punto di lasciare
le lande desolate dell'adolescenza,
sono
infatti i protagonisti di un
universo attentamente
calibrato, volutamente lasciato
grezzo e
poco rifinito dal punto di vista
stilistico
e strettamente pittorico, che
ha i suoi paralleli
ideali, più che nella bad painting
di marca
anglosassone, o in quella naif
di tradizione
europea, in un "brodo di
coltura"
che vede mescolarsi il tratto
greve di un
certo fumetto underground americano
e quello
disincantato e allungato delle
illustrazioni
per adolescenti degli anni Sessanta
e Settanta,
la street painting di marca americana
e l'aria
desolata e quieta di certo realismo
magico
italiano ed europeo, la malinconica
fissità
metafisica di certi cartoni giapponesi
e
la struggente asprezza di un
Ken Loach trapiantato
in terra italiana.
Le ragazzine di Cristina Della
Berta hanno,però,
tanti padri lontani e ideali
quanto in realtà
pochi riferimenti diretti alle
esperienze
pittoriche che li precedono direttamente
o li accompagnano in questi primissimi
anni
duemila: sono perfettamente allineate
al
tempo che stiamo vivendo e paradossalmente
isolate nel contesto artistico
contemporaneo.
Quello di Della Berta è infatti
un universo
a sé stante, solitario e straordinariamente
intimo e privato, una sorta di
unico, grande
romanzo di formazione per immagini,
nel quale
non ha in fondo grande importanza
che cosa
accada in questo o in quel singolo
quadro,
non importa come si vestano o
che cosa pensino
le sue sgraziate e allungate
protagoniste,
non importa se la grana pittorica
debba più
alla tradizione italiana o a
certo fumetto
inglese, ma dove a far da collante
e a dare
un senso all'intera serie (e
e dunque anche
ai singoli quadri ) è quell'aria
nordica,
plumbea, insieme pesante e leggera
dal punto
di vista della nostra memoria
individuale
e collettiva, quell'aria che
ci parla di
giorni lontani e felici trascinati
via da
un vento che ci siamo lasciati
per sempre
alle spalle, dove non c'è posto
per la sociologia
d'accatto né per le riflessioni
sulla morale
o sul cinismo dei giovani d'oggi,
ma c'è
unicamente una sensazione vaga,
un'emozione,
un'impressione intensa e pungente,
fatta
della materia grezza e un po'
sfuocata di
cui sono fatti i sogni e i ricordi,
e di
un sapore che è quello di un
tempo composto
da mille frammenti sparsi di
cui la nostra
mente non riesce a trovare il
bandolo se
non fissandosi su un unico istante
isolato
- quel giorno in cui eravamo
lì ad aspettare,
in strada, i piedi puntati dal
freddo, appaggiate
a quella finestra e a quel muro
di mattoni
scuri, e parlavamo di un qualcosa
di cui
non ricordo più l'inizio o la
fine, o forse
ci stavamo per rivelare per la
prima volta
quel segreto che ci eravamo portate
dietro
d atempo - e chissà che fine
ha fatto, anche
lui quel segreto ormai vago e
sbiadito, col
suo carico di sottintesi e di
ansie segrete
e represse, e se mai lo ritroveremo,
da qualche
parte, in un giorno lontano,
in qualcuno
dei nostri viaggi o delle nostre
scorribande
visive o mentali.
Alessandro Riva - Catalogo Galleria Galica
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Maria Cristina Della Berta
"Giornata uggiosa" 2003
olio su tavola cm. 120 x 80
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Maria Cristina Della Berta
"Il tempo di una sigaretta" 2003
olio su tavola cm. 120 x 80
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Maria Cristina Della Berta
"La fata turchina" 2003
olio su tavola cm. 120 x 100
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Maria Cristina Della Berta
"Nella speranza di un ritorno" 2003
olio su tavola cm. 100 x 120
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Maria Cristina Della Berta
"Ombra" 2004
olio su tavola cm. 40 x 40
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