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Stefania Fabrizi "Un oscuro scrutare",
2003
olio su tela cm. 31 X 31 |
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Stefania Fabrizi "Al Fuoco ! Al Fuoco
! ", 2001
olio su tela cm. 200 X 150 |
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Stefania Fabrizi "Perchè mi guardi così?
", 2003
olio su tela cm. 95 X 75
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Stefania Fabrizi " Contrariato ",
2003
olio su tela cm. 20 X 30 |
LE RADICI del FUTURO
di Alessandro Riva
C'è un nucleo di artisti italiani che, a
cavallo tra l'ultima decade del Novecento
e questi nostri primi anni Duemila, hanno
saputo ripartire dalla matrice classica e
non di rado monumentale dell'arte italiana
del Novecento, innestandola però su un humus
e su una sensibilità contemporanea, nutrendola
di stimoli e di temi che affondano le loro
radici nel pieno delle nostre inquietudini,
delle nostre contraddizioni e delle nostre
incertezze. Stefania Fabrizi fa parte a pieno
titolo di questa generazione, ed è, a Roma,
una di quelle che hanno saputo meglio interpretare
questa fusione di stili e di sensibilità
così apparentemente distanti eppure così
felicemente amalgamabili. I suoi boxeur,
i suoi replicanti, i suoi metallici guerrieri
di non si sa più quale guerra (passata o
presente?), strani eroi monumentali di un'epoca
che pare sospesa tra un passato non poi tanto
lontano e un futuro quanto mai prossimo,
sono infatti la testimonianza visiva, più
che mai colta e raffinata dal punto di vista
del pastiche linguistico e della tecnica pittorica, dello
scarto che esiste tra la nostra intima necessità
di recuperare le nostre radici identitarie
e culturali radici che da troppo tempo ci
hanno fatto apparire come dimenticate, fatalmente
perdute e la nostra necessità di combinare
stili, linguaggi, riferimenti a quella cultura
contemporanea con cui siamo cresciuti e con
i quali conviviamo giorno dopo giorno, dalla
cinematografia al fumetto alla letteratura,
senza più differenze tra arti alte e basse,
tra politicamente corretto e scorretto, tra
lecito e illecito, tra serietà e divertissement.
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Stefania Fabrizi "Radio Attivo",
2003
olio su tela cm. 40 X 40 |
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Stefania Fabrizi "La Sosta", 2003
olio su tela cm. 30 X 20 |
NUDO
Gianluca Marziani
Nudismi vestiti in superfici
morbide, abiti
senza peli, forme di carne umana
indossate
come corpo totale: stanno qui
gli alienumani
di Stefania Fabrizi, i figli
silenti di un
pennello che dipinge il prisma
mobile del
suo animo.
L'artista usa l'epidermide per
costruire
un mondo di avventure intime,
stravolgimenti
inferiori, continue variazioni
spirituali.
I suoi compagni di viaggio sono
persone,
difficili, inquiete, dure nell'imponenza
dei muscoli.
Hanno forme squadrate, teste
calve, sguardi
di immobilità insistente. Assomigliano
ad
umanoidi che affondano i piedi
dentro l'asfalto.
Ci scrutano con una decisa presenza
frontale.
Vogliono imporsi come figli arcaici
di una
statuaria militaresca.
Eppure hanno qualcosa di emozionale
che li
sorregge, costringendoci ad uno
sguardo aperto
davanti al "cattivo".
Gli alienumani della Fabrizi
non ridono e
non piangono. Guardano l'immobilità
ma vivono
al massimo grado le proprie spinte,
dandosi
alla vita senza alcun risparmio.
Li sorregge una dignità che in
pochi sanno
sostenere. Si muovono come specchi
disgiunti
di quel prisma che ognuno porta
nello spirito.
Rappresentano le nostre paure,
le emozioni
e le debolezze intime, le prese
di coscienza
e gli atti di forza che sorreggono
i piedi
nella vita. Eccoli lì, nemici
apparenti che
diventano compagni di strada.
Un aiuto per
non scivolare sull'asfalto umido.
Talvolta
quei giganti salvano chi rischia
la caduta:
e lo fanno con la stessa calma
con cui osservano
l'orizzonte davanti a loro. Quei
fantasmi
che ci camminano dentro chiedono
la nostra
amicizia e un amore sanato.
Sembrano cattivi ma solo finché
non si afferra
il loro linguaggio muto.
Stefania Fabrizi dialoga coi
suoi alienumani
maschili e femminili, parla con
figure imponenti,
pugili in attesa e corpi mascherati,
si incontra
con suonatori di silenzio, divoratori
di
ossigeno e filosofi dell'istinto.
Li tocca
mentre cercano la libertà dello
spirito attraverso
il corpo. Per la Fabrizi quella
libertà rappresenta
una quotidiana sfida da far vibrare.
Le forme
di energia colorata che spesso
dipinge incarnano
la lotta per la vita. Alimentano
il suono
che nasce dalla corda tesa dell'esperienza.
Le sonorità scivolano lontano
e la nudità
dello spirito mostra un senso
possibile della
verità fisica.
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Stefania Fabrizi " La Risalita",
2003
olio su tela cm. 180 X 130
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