 |
Stefania Mileto "Magnifica ossessione"
2003
olio su tela cm. 25 x 20 |
 |
Stefania Mileto "Magnifica ossessione"
2003
polittico olio su tela cm. 25
x 25 ognuno |
 |
Stefania Mileto "Senso I" 2003
olio su tela cm. 40 x 30
|
SGUARDI NON CORRISPOSTI
Lorenzo Canova
L'immaginario del mondo contemporaneo
è innegabilmente
segnato da una vera e propria
dittatura del
volto e dello sguardo, dal dominio
degli
occhi che ci scrutano dalle riviste,
dai
quotidiani, dai monitor e dai
cartelloni
pubblicitari per lanciarci messaggi
di tendenza,
per provocare i nostri sensi
o per spingerci
agli acquisti. È ben noto come
l'arte contemporanea
non sia rimasta assolutamente
indifferente
di fronte a questo fenomeno collettivo
e
come (dalla fotografia, al video,
fino alla
pittura) entri spesso in dialogo
diretto
con queste immagini diffuse in
modo costante
e imponente dai mass media. Stefania
Mileto
ha lavorato e lavora su questi
temi da molto
tempo, e li ha affrontati prima
con una pittura
glaciale e rigorosa nella sua
severa esattezza
rappresentativa, poi con uno
stile sempre
più dinamico ed espressivo, con
una rapidità
che appare concorrere con la
velocità di
realizzazione e di diffusione
dei fotogrammi
elettronici.
I quadri di Mileto scoprono così
una nuova
energia, condensata spesso in
opere di grande
formato che sembrano quasi una
sfida alle
imponenti figure che campeggiano
sui palazzi
e sui muri per reclamizzare prodotti
con
elaborata raffinatezza e con
indubbio impatto
visivo. A questa gara, che sembrerebbe
persa
in partenza, l'artista aggiunge
però la forza
di un'attenta rielaborazione
figurativa,
la qualità e la presenza "fisica"
di una pittura che supera l'inevitabile
invecchiamento
delle immagini mediatiche, quella
transitorietà
che le conduce ad una sparizione
veloce e
inesorabile. Nei suoi volti,
Stefania Mileto
riflette così con attenzione
sugli stereotipi
algidi e affascinanti delle "icone"
pubblicitarie e della moda, sulle
bellezze
da copertina e sulla sterminata
iconografia
dello star system, sulla perversione
"fredda"
legata alla bellezza irraggiungibile
di modelle
e attori, sul gioco che vede
le immagini
e lo spettatore rinchiusi in
un rispecchiamento
cieco di sguardi reciproci e
non corrisposti,
al cui erotismo irrisolto soltanto
l'arte
può forse dare un senso compiuto.
|
 |
Stefania Mileto "Senso II" 2003
olio su tela cm. 40 x 30
|
 |
Stefania Mileto
"Senso III" 2003
olio su tela cm. 25 x 30
|
Corpo: memoria ed identità
Luis Buñuel nelle sue memorie
scrive "Si
deve incominciare a perdere la
memoria, anche
solo brandelli di ricordi, per
capire che
in essa consiste la nostra vita….la
nostra
memoria è la nostra coerenza,
la nostra ragione,
il nostro sentimento, persino
il nostro agire.
Senza di essa non siamo nulla".
La memoria
costituisce inequivocabilmente
il patrimonio
della nostra personalità ed identità.
Un
tema che troviamo anche nel recente
romanzo
di Umberto Eco "La misteriosa
fiamma
della regina Loana" in cui
il protagonista,
Yambo, dopo un incidente ha perso
parte della
memoria, conservando quella che
i neurologi
definiscono "semantica"
(ricorda
senza difficoltà titoli e frasi
di romanzi)
e smarrendo quella "autobiografica"
(non sa il proprio nome, non
riconosce la
consorte, le figlie e i nipoti).
Attraverso
giornalini d'epoca, quaderni
di scuola, giocattoli,
dischi e libri conservati nel
solaio della
sua casa di campagna, il protagonista
ripercorrerà
e ricostruirà la sua "identità"
e la sua "memoria"
storica. Un
interessante parallelo cinematografico
è
il film "Memento" di
Christopher
Nolan, il cui protagonista Leonard,
dopo
aver subito un'aggressione, perde
la moglie
e la memoria breve, ed è in grado
di trattenere
un ricordo per pochi minuti.
Per questo ragione
è costretto a scrivere sul suo
corpo tutto
ciò che gli è necessario. Scatta
foto delle
persone che fanno parte della
sua storia
sulle quali annota dati anagrafici
e caratteristiche
morali. Leonard fa così del suo
corpo, un
"palinsesto" di ricordi:
la sua
memoria è appunto il suo corpo.
Il corpo è la materia, la superficie
sulla
quale gli uomini hanno scritto
e scrivono
la loro storia ed è pertanto
un ambito di
studio sempre attuale. E' un
palinsesto poiché
ogni traccia fa del corpo, una
memoria storica
individuale e collettiva. Se
nelle popolazioni
antiche il tatuaggio infatti
era un rito
di iniziazione ed integrazione
ad un gruppo
sociale - il segno di appartenenza
ad una
tribù - nella civiltà contemporanea
è divenuto
segno di distinzione e caratterizzazione
individuale. Inserendosi ed uniformandosi
in un contesto più ampio, l'individuo
perde
di volta in volta la sua individualità
espressiva
per rappresentare e significare
i valori
collettivi in cui si è di volta
in volta
identificato. Il tatuaggio esprime,
oggi,
appunto questo desiderio di differenziazione
dall'uniformità sociale a favore
di una libertà
espressiva del proprio corpo
e della propria
personalità. Ma l'individuo contemporaneo
- costituito ancor più che nel
passato da
una trama fluida di segni - non
può non considerare
il rapporto con gli altri, il
gioco di sguardi,
d'immagini e di maschere per
avere una identificazione
sociale ed un riconoscimento.
Per questa
ragione il nostro corpo con la
sua "fisicità"
e le sue "trame segrete"
costituisce
l'intreccio narrativo delle nostre
esistenze.
Stefania Mileto, con la sua pittura
si inserisce
in questo articolato contesto,
scegliendo
come punto di partenza per le
sue riflessioni
- il ritratto - e successivamente
la figura
umana nella sua gestualità espressiva.
I ritratti sono iconografie di
una società
- quasi sempre giovane ed in
trasformazione
- che esprime le sue contraddizioni
e conflittualità.
Se alcune figure sono raffigurate
in momenti
di intensa riflessione, o di
pura fisicità
- in entrambe i casi "al
di fuori"
dei contesti sociali - altre
manifestano
chiaramente la loro sensualità
e il loro
desiderio di "appartenenza
al mondo".
La stessa tecnica pittorica esprime
chiaramente
questa ricerca poiché la pennellata
fluida
ed analitica come un pensiero
ferma e fissa
ed intreccia l'immagine ad altre
riflessioni.
In alcune opere infatti, i particolari
sono
volutamente tralasciati per lasciare
spazio
ad un elaborazione espressiva
di insieme.
La pennellata, la macchia ci
fa ri-conoscere
un volto, evocando un'esperienza
che è in
noi e nella nostra memoria ed
ha per questo
una connotazione psicologica
ed ermeneutica.
Il nostro rapporto col mondo
infatti, prima
ancora di essere un rapporto
con le cose,
è un rapporto con l'Altro. Una
relazione
che la società contemporanea
sta lentamente
occultando, nel tentativo di
assorbire e
identificare l'altro a sé, denudandolo
della
sua alterità.
Davanti ad un quadro è quindi
ancora possibile
fare esperienza conoscitiva,
così come ci
dice Wittgenstein nelle sue ricerche
filosofiche
"Vedo un quadro che rappresenta
un viso
sorridente. Che cosa faccio se
concepisco
quel sorriso ora come un sorriso
amichevole
ora come un sorriso cattivo?
Non accade spesso
che lo immagini inserito in un
ambito spaziale
e temporale amichevole o cattivo?
Così potrei
completare il quadro immaginando
che il volto
sorrida a un gioco di bambini
o alle sofferenze
di un nemico".
Marcello Pezza
|
 |
Stefania Mileto "Senso IV" 2003
olio su tela cm. 25 x 30
|
 |
Stefania Mileto "Downtown" 2003
olio su tela cm. 40 x 30
|
 |
Stefania Mileto "Un minuto di silenzio"
2004
olio su tavola cm. 40 x 50
|
|