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Alfonso Leto"Appeal"
olio su stampa pubblicitaria
su tavola, cm.
65 x 85, 2006
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Alfonso Leto "Avvento"
olio su cartello-vetrina pubblicitario e
scheda elettronica integrata
cm. 45 x 60 x 15, 2004 |
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Alfonso Leto "Battiente"
olio su stampa pubblicitaria su tavola
cm. 61 x 42, 2004 |
In queste mie opere recenti, la pittura (Passione
mia) entra da serva nel territorio della
fotografia pubblicitaria e ne esce da padrona,
dopo averne abusato e fagocitato ogni sostanza
da vera jena ridens-ridens. Dopo aver fatto
da collante a pubblicità, religione, ed erotismo
(le tre ossessioni di massa dei nostri giorni)
finisce col produrre un mondo di misticismo
artificiale, apocrifo, profano ma non blasfemo
(Pro-fanum = avanti al Tempio: a me piace
stare sulla soglia di ogni liturgia, fosse
anche quella del linguaggio, e non entrare
mai veramente nel merito, per evitare di
perdere la visione prospettica del contesto).
Sono un anarchico moderato.
Da dove sto adesso, per esempio
godo di una
prospettiva abbastanza interessante.
Prendiamo le modelle utilizzate
dall'odierna
fotografia pubblicitaria nei
cartelli-vetrina
dei coiffeurs e delle boutiques:
le immagini
estatiche di queste figure estetizzanti
e
vacue, tendono alla riproduzione
artificiale
di una posa mistica in bilico
continuo tra
erotismo e spiritualità. Fateci
caso. La
pubblicità, da un decennio, ci
offre ragazze
del nostro tempo consacrate ad
un'idea trascendente
del consumo che pare rimanere
sospesa nel
cielo o nello sguardo come l'idea
di Dio
o dello Spirito; sembrano avvolte
in un'aura
di alterazione psichica (Extasy
= secolarizzazione
farmaceutica dell'estasi mistica)
come se
lo Spirito, trasmutato nella
voluttuarietà
della griffe, avesse sedato per
un po' l'inquietudine
esistenziale di una gioventù
consumata nell'esicasmo
apocrifo dell'apparire.
La parodia -scriveva Karl Kraus
alludendo
all'operetta in contrapposizione
al melodramma-
ha una sua implicita grandezza
perché cosciente
di non proclamare alcuna verità.
Attraverso
queste mie operette, parodie
dell'icona,
del misticismo, del glamour,
la mia pittura
esce finalmente dal mondo pachidermico
dell'estetica,
per andare dall'estetista.
Alfonso Leto
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Alfonso Leto "Battiente#2"
olio su stampa pubblicitaria
su tavola
cm. 61 x 42, 2004 |
"Quando, qualche anno fa, la signora Moana
Pozzi volò in cielo, un quotidiano chiese
al sottoscritto di commentarne la tragica
e prematura morte. Scrissi allora che la
luminosa e spigliata Moana andava considerata
a tutti gli effetti una santa dei nostri
giorni, santa sul serio, beata contemporanea,
beata della modernità con le sue merci ineffabili
che sempre meglio comprendono il corpo stesso
in ogni sua parte, emisfero, angolo. Moana,
almeno secondo il suo pubblico, era bella
come lo sono le sante, aveva un beato sorriso
come l'hanno in volto, per definizione, le
sante, e ancora, quando faceva sesso, nonostante
fossero lì in tanti a deflorarla in ogni
punto del corpo, manteneva l'espressione
estatica e incorrotta delle ragazze destinate
a galoppare nude, e senza bisogno di stivali
né frustino, nei pascoli turchese del cielo.
Era insomma, Moana, una santa
a tutti gli
effetti, una vera santa omologata.
In quell'occasione,
feci anche il nome di un'altra
santa, non
meno significativa, fluorescente
e altrettanto
omologata, la signora Ilona Staller,
la cui
nudità, sia pure in effigie,
trafitta da
un bosco di peni in erezione
come razzi katiuscia,
suscitava autentici ohhh di meraviglia
altrettanto
sacra nelle camerate della caserma
"Piave"
di Orvieto. Sia Moana sia Cicciolina
riuscivano
insomma a piegare il cuore ruvido
dell'intero
3° battaglione granatieri "Guardie"
di stanza presso la città del
pozzo di San
Patrizio. E, per estensione,
del cosmo maschile
intero.
Le inarrivabili ragazze raffigurate
da Alfonso
Leto, devono ancora raggiungere
la piena
santità, non essendo state ancora
pienamente
deflorate dal vero e ricco uomo
del momento,
eppure, osservandole bene, si
intuisce che
ce la stanno comunque mettendo
tutta, esse
credono nell'impegno, esse sono
già donne
impegnate. Esse, forti del proprio
impegno
fervido, frequentano infatti
una sorta di
avviamento alla purezza di cuore,
di sesso
e di denaro, molto denaro. Nei
termini che
si tratta di autentiche salariate
del piacere,
del bello e del lusso. Lo si
intuisce dal
modo in cui stanno in posa, dal
modo in cui
si presentano se stesse, meglio,
si porgono
all'obiettivo, lo si intuisce
ancora dagli
sguardi lungamente studiati,
sguardi, come
direbbero i semplici, molto seducenti,
terribilmente
erotici. Senza di loro, il mondo
sarebbe
molto più povero, se non proprio
del tutto
incapace di comprendere cos'è
esattamente
il lusso della carne, il piacere
in senso
proprio, e dunque il denaro necessario
a
poter possedere davvero questi
esemplari
unici in un grande letto tondo,
magari identico
a quello del leggendario Hugh
Hefner, l'uomo
che vive perennemente in accappatoio.
O anche
la camera da letto di un altro
imperatore
della bellezza come Bob Guccione.
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Alfonso Leto "Ecce Man"
olio su stampa pubblicitaria su tavola
cm. 65 x 85, 2006
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Alfonso Leto "Extravergine"
olio su stampa pubblicitaria e cip integrato
cm. 60 x 85 x 10 |
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